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October 09, 2004

Il Marchio dell'Idealista 

Io non sono esattamente un ingegnere, ma i miei studi universitari (Chimica Industriale) hanno molto a che fare con l'ingegneria. Una delle frasi preferite di uno dei miei professori, un ingegnere chimico, era "Voi non siete qui per trovare la soluzione perfetta. Voi siete qui per trovare una soluzione". Questo significa che è necessario scendere a compromessi, generalmente fra costo e prestazioni di un impianto. Oppure, se le prestazioni vengono ottimizzate in un senso, possono diventare scadenti in un altro, quindi è necessario trovare un punto di equilibrio.

In questi mesi, il mio progetto di ricerca comprende la costruzione di due sistemi da laboratorio ad alta pressione. Uno, già operativo, serve per misure di adsorbimento su catalizzatori; l'altro sistema sarà un reattore a flusso continuo per studiare reazioni in anidride carbonica supercritica. Per costruire questi apparecchi, ho dovuto superare una lunga serie di difficoltà tecniche e pratiche - una delle principali, la disponibilità di componenti: i produttori hanno le loro linee di valvole e raccordi, e mentre una certa personalizzazione è possibile, non si può avere tutto su misura. Poi ci sono i limti inrinseci dei materiali di costruzione, e gli effetti della temperatura su certi strumenti come i trasduttori di pressione. Ed il fatto che la somma di denaro a disposizione era notevole, ma non infinita.

Il risultato finale è che i miei apparecchi sono venuti fuori parecchio diversi da quello che consideravo il risultato ottimale. Comunque funzionano in modo soddisfacente.

Questo è solo un piccolo esempio di una verità generale: le soluzioni perfette non esistono.
E' irrealistico cercarle, perché trovare la soluzione perfetta implica esaminare infiniti fattori.
Se non infiniti, almeno un grande numero di fattori, sempre meno influenti. La quantità di tempo e denaro necessaria per tale analisi diventa rapidamente enorme, mentre i miglioramenti che si ottengono diventano rapidamente sempre più piccoli. Ed ogni sistema prima o poi fallirà. Il guasto può essere leggero oppure catastrofico, può accadere dopo pochi mesi oppure mai durante la vita utile di un sistema, ma il guasto è sempre in agguato. Il massimo che gli ingegneri possono fare è minimizzare la probabilità di fallimento, ma non azzerarla.

Diventa quindi necessario raggiungere compromessi, che in genere riguardano il rapporto costi/prestazioni - ma non sempre: nell'industria aeronautica uno dei fattori principali è il peso degli elementi strutturali e delle apparecchiature. Gli scienziati dei materiali hanno quindi inventato materiali e procedimenti molto avanzati per coniugare leggerezza e resistenza.
Nell'industria chimica, la sicurezza degli impianti riveste un'importanza fondamentale (a volte pure esagerata da leggi piuttosto miopi).

Queste considerazioni valgono, sia pure con le dovute modifiche, per ogni sistema complesso, anche per i gruppi e le società umane. Quando molte persone lavorano insieme, è quasi inevitabile che qualcuno commetta errori, di pianificazione oppure di esecuzione, nonostante tutti gli sforzi per evitarlo. Se va bene, è possibile rimediare questi errori; altrimenti, si può solo pensare a limitare i danni.

Uno dei campi più lontani dalla perfezione è l'intelligence. La raccolta di informazioni si basa su fonti con diversi gradi di affidabilità, ognuna con i suoi interessi, alleati e rivali. Alcune di queste fonti potrebbero essere interessate a spargere notizie false o discreditare altre parti. E, una cosa che in pochi sembrano considerare, anche le fonti dell'intelligence potrebbero essere non-informate o disinformate. Poi c'è la tediosa fase del setacciare tutti dati raccolti alla ricercha di informazioni importanti, e la difficoltà principale in questa fase è che si può sapere soltanto a posteriori, cosa fosse davvero importante e cosa no.

Anche la guerra è un campo nel quale la perfezione non esiste. Ci sono due massime molto popolari fra gli studiosi di scienze militari: "Nessun piano sopravvive al confronto con la realtà" e "In guerra vince chi fano meno errori, e meno gravi".
Questo significa che il nemico non se ne sta a gaurdare, ma cercherà in tutti i modi di far fallire i tuoi piani, e cercherà di approfittare di ogni tuo errore (a volte capita di evere nemici stupidi ed incompetenti, ma non bisogna fare affidamento su questa eventualità).
Sia le tue forze che quelle nemiche evolveranno le loro tattiche per adattarle alla situazione locale e momentanea, e spesso a questo si accompagna anche un'evoluzione tecnologica - è interessante esaminare la corsa agli armamenti fra Germania e Russia, che ha portato i tedeschi dal Panzer MkIII al Panther. I soldati imparano, condividono le loro esperienze e le trasmettono su per la catena di comando.

Il marchio dell'idealista è ritenere che soluzioni perfette possano essere ottenute nella realtà.

Gli idealisti sono quelli che chiedono di avere sistemi al 100% sicuri, oppure di produrre elettricità senza alcun impatto ambientale.

Gli idealisti sono quelli criticano Bush per non avere usato abbastanza truppe in Iraq, ma non spendono nemmeno una parola sui problemi logistici ed economici che si devono affrontare per mettere in campo un esercito pesantemente meccanizzato di 400 000 uomini.
Non spendono nemmeno una parola sulle linee di rifornimento, sugli accampamenti, sulla manutenzione dei mezzi, sulla Turchia che ha rifiutato di fare da punto di lancio per aprire un secondo fronte a nord - o se lo fanno, lo dipingono come fallimento diplomatico di Bush.
Criticano la mancanza di corazze individuali per le truppe, la scarsa blindatura delle Humvees, l'atteggiamento dei soldati, le armi, le munizioni... tutto. Senza però considerare che il nemico esiste, è agguerrito, determinato e brutale, ma non estremamente stupido. Anche i ribelli e terroristi iracheni hanno imparato dai loro errori (almeno in parte), e modificato le loro tattiche di conseguenza.

Molti di questi sono comunque persone contro la guerra, e si tratta soltanto di pignolerie usate come artificio retorico. Ma ci sono altri che sarebbero favorevoli alla guerra... se tutto andasse perfettamente: senza danni collaterali, con perdite "minime" fra le nostre forze (ma come si definisce il minimo?), senza urtare la "sensibilità" locale ed uccidendo un numero limitato di nemici.

Questa posizione è ridicola. Una guerra non può mai andare perfettamente, anche se finisce in vittoria. Ci saranno errori e problemi, ed innocenti moriranno. Non si può evitare, è impossibile; se si ritiene la guerra un mezzo legittimo ancorchè estremo per risolvere le controversie fra stati (ed io la penso in questo modo), bisogna accettarne tutti gli aspetti.

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