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November 18, 2005

Ideologia, Democrazia, Strategia 

Di recente i Gemelli hanno scritto un paio di articoli sulle differenze fra l'approccio idealista e quello realista alle relazioni internazionali, ed in particolare come questo si applica alle operazioni americane in Medio Oriente.

Devo dire che non ho fatto tanti studi strategici quanto i Gemelli, ma penso di poter dare un contributo - anche perché la questione del contrasto realismo/idealismo é una che mi ha sempre interessato, e non solo nel campo della politica internazionale.

Prima di proseguire, ci sono due articoli (in inglese) che sono una lettura quasi obbligata per chiunque sia interessato a considerare seriamente la situazione attuale:

La famosa Analisi Strategica di Steven DenBeste
Ed il commento a questa scritto da Tigerhawk alla luce dei fatti recenti.

Sono due articoli piuttosto lunghi, con molti collegamenti accessori: prendetevi almeno un paio d'ore per leggerli. Ma io credo che ne valga la pena.


Molte persone commettono l'errore di vedere il terrorismo (islamico) come una ideologia a sé stante, o magari parte integrante dell'ideologia islamista. Ma questa posizione é sbagliata: il terrorismo é una dottrina militare, parte della famiglia della guerra asimmetrica, e puó essere applicata a diverse cause (é anche possibile usare qualcosa di simile al terrorismo senza uccidere gente). Quello che fanno gli estremisti islamici é combattere la jihad, con qualunque dottrina dottrina militare possibile.

E cosí arriviamo alla domanda piú importante:
Perché la jihad, quindi?

Come tutti i fenomeni complessi, anche questo ha diverse cause. Indubbiamente una causa é che la jihad viene definita un dovere per i buoni mussulmani nel Corano stesso.
Ma io ritengo che la causa immediata sia un'altra. Agli occhi degli islamisti (quelli che ritengono che l'Islam debba essere non solo religione, ma anche ideologia e unica fonte di leggi e regole) noi siamo blasfemitá. Non solo non ci curiamo della parola di Allah, ma addirittura facciamo l'opposto e lo deridiamo apertamente. Eppure noi siamo ricchi e potenti, mentre loro languono nella miseria ed arretratezza - quando i testi sacri assicurano loro che i fedeli di Allah sono destinati a trionfare.

Per loro, é inconcepibile che Allah possa avere detto il falso; quindi l'unica opzione che rimane é pensare che siamo noi che abbiamo tenuto i mussulmani in una posizione di inferioritá, tramite oppressione diretta ed insidiosi complotti (la "lobby ebraica", i "Sionisti" eccetera). Quindi la jihad per distruggere la blasfemitá che é l'occidente diventa necessaria per due motivi: rompere l'oppressione, e far trionfare la Ummah, come il destino vuole. Prima che l'influenza della cultura occidentale corrompa irrimediabilmente l'Islam.

In realtá, gli stati arabi e mussulmani spesso sono arretrati a cause di seri problemi nella loro stessa cultura: la condizione di inferioritá delle donne; lo scarso valore dato al lavoro manuale; una religione che scoraggia la ricerca scientifica e tecnologica, ed impone modelli economici inefficienti; un fatalismo che non incoraggia a tentare di migliorare le proprie condizioni di vita. Ed altro ancora, direi. Se si esaminano le classifiche delle migliori universitá del mondo, gli stati mussulmani arrivano molto tardi, dopo la Cina; in tempi recenti la sola Sud Corea (nemmeno 60 milioni di abitanti, e che io sappia la Corea non ha mai avuto colonie - anzi, é sempre stata colonizzata) ha prodotto piú brevetti di tutto il mondo mussulmano (quasi un miliardo di persone, con petrolio a fiumi). Non che il colonialismo ed altre politiche occidentali siano completamente ininfluenti, ma il loro ruolo é assolutamente marginale.

Dopo l'11 Settembre é diventato chiaro che bisogna fare urgentemente qualcosa per risolvere questa situazione, definitivamente.

Il primo approccio é quello militare (il bastone): non aspettare che arrivi un attacco, ma prendere l'iniziativa, scovare gli jihadisti, ucciderli, imprigionarli e comunque rendere la loro vita miserabile in modo che non possano combattere contro di noi.
Ma questo approccio non é il massimo per convincere i mussulmani "moderati" (o meglio, quelli che non hanno preso un posizione netta) a venire dalla nostra parte; anzi puó facilmente diventare controproducente.

Dunque, a questo punto entrano in gioco i benefici (la carota): la cosa da fare é mostrare agli arabi/mussulmani che esiste un'altra via, una che porta lontano dall'islamismo e verso la prosperitá e ricchezza, in buoni rapporti con l'Occidente. Questa via é la democrazia liberale, la responsabilitá ed i diritti individuali, il capitalismo. Seppure in modi diversi, chiunque ha abbracciato (anche parzialmente) questi principi ha prosperato. E sembra che anche l'Iraq ci stia riuscendo, pian piano.

Alla peggio, non é comunque necessario che tutti i mussulmani amino follemente l'Occidente; quello che ci basta é che smettano di combatterci.

In questa visione, "esportare la democrazia" non é il fine, ma il mezzo per eradicare l'ideologia islamista. Questo non bisogna dimenticare, la differenza fra fini e mezzi, fra obbiettivi e strategia. Quindi la "esportazione della democrazia" ha il suo senso anche in una visione realista dei rapporti internazionali; si fa perché é utile (a noi prima di tutto, a anche ai mussulmani), non perché é "bene" in senso astratto.

Un punto importante é che il tentativo di eradicare un'ideologia senza ricorrere allo sterminio é cosa relativamente nuova nella storia, e non c'é quindi da stupirsi se errori vengono commessi. D'altra parte, le tecniche di sterminio sono state affinate nel corso dei millenni, ed in genere funzionano anche troppo bene.

I Gemelli citano anche uno studio secondo il quale ci sono credibili relazioni causali fra una occupazione straniera ed il terrorismo suicida. Questo studio non é scandaloso come si potrebbe pensare, considerando che il terrorismo é una dottrina militare. Intanto, quello che ogni parte fa in genere é combattere prima i nemici vicini, quindi quelli lontani; poi, é pure vero che ognuno fa la guerra con quello che ha: in mancanza di armi sofisticate, un attentatore suicida é un sistema per massimizzare l'effetto di piccole, non-sofisticate testate esplosive (questo comunque non significa che chi é privo di armi moderne e potenti abbia sempre ragione). Comunque ci sono pure fattori ideologici e religiosi che rendono il "martirio" cosí popolare fra i mussulmani.

Si, la Cina potrebbe costituire un grosso problema in futuro: aspira ad un ruolo di potenza regionale se non globale, e sta stringendo alleanze e rinforzando le sue forze armate come necessario per chi abbia tali ambizioni. E questo causa una situazione di tensione con gli USA. Ma il problema cinese rimane piuttosto distinto da quello della jihad.

Giusto per la precisione: la popolazione della Sud Corea é circa 48 milioni nel 2005; l'intera penisola coreana é stata un regno indipendente per circa 1000 anni, fino alla conquista giapponese nel 1905 o 1906.

Comments:


con somma modestia devo dire che hai fatto una delle più lucide trattazioni sull'argomento. soprattutto perchè inserisci un argomento chiave: la strategia. complimenti davvero. m+
 

ottimo.

Il terrorismo è una strategia, se si usa la morale non si capisce nulla. Io sarei ancora più esplicito di te: non è che uno usa solo le armi che ha. Uno usa le armi che sono efficaci contro il proprio nemico. E il terrorismo è efficace contro di noi.

Per il resto, abbastanza d'accordo, salvo una precisazione. Per me, nel lungo periodo, il terrorismo non sarà il problema principale. Può darsi che io mi sbagli, ma credo che il nostro problema venga soprattutto dalla Cina. A presto, aa.

 

sono molto concorde sulla tua analisi invero.

secondo me il terrorismo è frutto del villaggio globale.
Una volta l'islam era lontano lontano e non interessava, e non non interessavamo a loro, poi con i media e i viaggi sempre più economici e veloci, con l'immigrazione eccetera, ecco che devono aver subito una crisi d'intetita (e l'occidente pure visto quanto è schizofrenico che ci sono parti che tifano per chi vuole distruggerle)

 
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