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April 04, 2006

Parole a Vanvera 

Siamo in campagna elettorale, nel pieno sprint finale per una delle elezioni piú divisive che io possa ricordare. Certo ai tempi dei mitici pentapartiti uno poteva votare tirando i dadi che tanto non cambiava nulla; ma io sono diventato maggiorenne soltanto dopo la fine vera o presunta della "Prima repubblica".

Ed allora, diamoci dentro con questa campagna elettorale!

Il Corriere oggi riporta, con tanto di titolo rosso in prima pagina tipo Edizione Straordinaria (quello generalmente riservato a catastrofi, drammi e guerre, per intendersi) che Berlusconi ha dichiarato:
Ho troppa stima per l'intelligenza degli italiani per credere che ci possono essere in giro tanti coglioni che votano per il proprio disinteresse.
Allora, dare del coglione a chi decide di votare per l'altra parte non si puó accettare, da nessuno. E' la tattica, disonesta, dell'attaccare ed addirittura insultare le persone senza considerare la validitá o meno delle loro posizioni.

Ma d'altra parte si puó discutere della saggezza o dell'ignoranza di chi vota per un sistema statalista e socializzato. L'economia, che molti confondono con la contabilitá, é una scienza purtroppo poco nota al grande pubblico, ma che ci dice molte cose interessanti.

Una di queste é la Tragedia dei (Beni) Comuni:
La tragedia dei beni comuni si sviluppa a questo modo. Immaginate un pascolo aperto a tutti. Ci si aspetta che ogni pastore cerchi di tenere quanto più bestiame possibile sul terreno comune. Una soluzione di questo genere può funzionare in modo ragionevolmente soddisfacente per secoli, dal momento che le guerre tribali, la caccia di frodo e le malattie mantengono tanto il numero degli umani quanto quello delle bestie ben al di sotto della capacità di carico del territorio. Alla fine, però, viene il momento della resa dei conti, cioè il giorno in cui il tanto agognato traguardo della stabilità sociale diviene realtà. A questo punto, la logica implicita nella proprietà comune dà spietatamente vita alla tragedia. Come essere razionale, ogni pastore cerca di massimizzare il proprio profitto. Esplicitamente o implicitamente, più o meno consciamente, egli si chiede: «Che cosa ricaverei, io, dall’aggiungere un altro animale alla mia mandria?». Quel profitto ha una componente negativa e una positiva.

La componente positiva è una funzione dell’incremento di un animale. Dal momento che il pastore riceve l’intero profitto dalla vendita dell’animale in più, l’utile è quasi +1.

La componente negativa è una funzione del carico aggiuntivo che grava sul pascolo a causa della presenza di un animale in più.Dal momento che però gli effetti negativi di quel carico vengono suddivisi tra tutti i pastori, la perdita per un qualsiasi pastore che prenda una decisione di quel genere è solo una frazione di -1.

Mettendo a confronto gli utili e le perdite, il pastore razionale conclude che l’unica mossa sensata è aggiungere quell’animale in più alla propria mandria. Quindi un altro, e un altro, e un altro… Ma questa è la conclusione alla quale giunge ognuno dei pastori razionali che condividono un determinato terreno comune. E lì sta la tragedia. Ogni uomo è prigioniero di un sistema che lo obbliga ad accrescere illimitatamente la propria mandria — in un mondo che è limitato. La rovina è la destinazione verso la quale tutti gli uomini si affrettano, ciascuno perseguendo il proprio massimo interesse in una società che crede nella libertà di accesso ai beni comuni. Questa libertà porta la rovina a tutti quanti.
Lo stato sociale é un caso tipico della Tragedia dei Comuni: chi ne beneficia cercherá naturalmente di massimizzare i benefici che riceve, ma a lungo andare quello che si verifica é un impoverimento collettivo - o meglio, una quota sempre piú alta di denaro finisce nella macchina burocratica dello stato, a detrimento delle attivitá imprenditoriali e produttive. Il prodotto interno quindi cala, e si puó arrivare ad una situazione di collasso dell'intero sistema (in Francia ci sono vicini). Possono passare decadi prima che questo accada, ma eventulamente ci si arriva.

Votare per chi propone sempre piú stato sociale non é saggio, quindi. Questo non toglie che Berlusconi dovrebbe considerare meglio le sue parole, specialmente quando parla da Presidente del Consiglio.

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