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July 11, 2006

Evoluzioni Tocquevilliane 

C'è di nuovo mare mosso in Tocqueville, tanto che alcuni dei "padri fondatori" e comunque blogger importanti hanno deciso di lasciare. Io non mi sono mai lasciato coinvolgere in queste discussioni se non battibecchi: sono spesso poco interessanti, sterili e prone a degenarare in rissa. Ed onestamente, ho aderito a Tocqueville più che altro per incrementare i miei accessi. Anche per fare rete ed aumentare la massa di un movimento politico-culturale al quale sono certamente più vicino, comunque.

Tuttavia ora il futuro di Tocqueville sembra più incerto che mai, ed è arrivato il momento di esprimere anche la mia opinione. Penso che Kagliostro abbia ragione: uno dei problemi principali di TV è quello della scala: ci si avvicina a 1000 blogs aderenti. Cioè un ordine di grandezza o due più grande degli inizi, e questo aumento di dimensioni richiede necessariamente un aggiustamento della struttura. Qualcuno sostiene che se 2 - 3 aggregatori/redattori erano sufficienti a gestire 200 blogs, gli attuali 21 sarebbero anche troppi per il numero attuale. L'errore qui è assumere che il problema sia lineare, mentre probabilmente non lo è.

Le comunità online sembrano attraversare tutte le stesse fasi evolutive: si comincia con un nucleo di persone affini e dedicate, che si intendono al volo e lavorando con entusiasmo ottengono risultati notevoli. Quindi, si aggiungono altre persone, necessariamente meno affini al nucleo iniziale - sia politicamente che personalmente. Iniziano a formarsi fazioni e correnti, che però non sono un male in loro stesse se vengono tenute sotto controllo. Inevitabilmente, arrivano anche gli estremisti nella comunità, e questo rappresenta un punto di biforcazione. L'ho osservato personalmente con la comunità di Little Green Footballs: gli estremisti e fanatici urlano più forte, non intendono ragioni e non si arrendono mai. Se i gestori della comunità a questo punto non fanno rispettare un minimo di disciplina, gli estremisti finiscono per allontanare gli altri partecipanti, che si rivolgono altrove per poter proseguire con discussioni produttive. Quello che rimane è una comunità sempre più chiusa, autoreferenziale e radicalizzata - e/o un chat piena di nulla di rilevante.

Tocqueville è ancora lontana da questa degenerazione, ma se ne vedono le avvisaglie. A questo punto servono regole e limiti, ed anche sanzioni, per evitare la discesa nel caos. Un semplice disclaimer, o avviso, funziona quando la comunità è composta principalmente di persone istintivamente affini, che comprendono non solo quello che l'avviso dice apertamente, ma anche tutti i sottintesi.

In conclusione, sostengo l'idea di eleggere un comitato interno a Tocqueville che prepari un documento, uno statuto magari, da affinare fino ad avere un largo consenso usando un metodo evolutivo: il comitato prepara una prima bozza del documento, che viene quindi pubblicata e sottoposta allo scrutinio popolare; tenendo conto dei suggerimenti ricevuti il comitato prepara 2 - 3 nuove versioni dello statuto, che vengono sottoposte al voto "popolare"; quella vincente verrà di nuovo mutata tenendo conto dell'opinione dei cittadini di Tocqueville e 2 - 3 versioni alternative sottoposte ancora al voto. In pochi cicli* di mutazione-selezione, si dovrebbe ottenere un documento gradito ad una larga maggioranza. Questo statuto verrà finalmente approvato e diventerà vincolante per tutti i nuovi iscritti.

Certo si perderebbe un poco di pluralismo, se i nuovi iscritti devono accettare uno statuto vincolante. Ma mi sembra un prezzo giusto da pagare per evitare il collasso o la caduta nell'irrilevanza di Tocqueville. Sarei disposto a prendere parte ad un tale comitato? Probabilmente, ma ho pesanti ed inderogabili impegni fino alla fine di settembre.

* La condizione di stop di questo algoritmo è un problema interessante. Non stiamo parlando di un fitting ad un insieme di dati, la cui bontà si può misurare oggettivamente con formule matematiche. Una misura della volontà di modificare lo statuto può venire dal numero di commenti ricevuti: al di sotto di una certa soglia, lo si considera adeguato alle esigenze.

Comments:


Concordo quasi in toto!
CIaooooo

 

Io credo più al buon senso delle persone responsabili della redazione che alle regole.
Però...

A breve ne scriverò anche io.

Ciao!

 

[Domanda trucco?]
Che titoli avrebbe, uno che ha aderito a TQV soprattutto "per incrementare gli accessi" al suo blog, per far parte del citato comitato?
Friedrich

 

Purtroppo qualche regola ci vorrà, perchè lasciare le cose a libero arbitrio poi si diventa davvero come una succursale radicale.
Basta non perdere la ragione e non affiliarsi a qualche partito politico perchè sarebbe la fine.

 

Robi:
Purtroppo, buonsenso, dovere responsabilità non sembrano funzionare molto bene per organizzazioni di una certa dimensione. Non sono molto entusiasta delle regole nemmeno io, ma a volte servono.

Friedrich:
Io potrei avanzare la mia candidatura e vedere se qualcuno mi vota. Poi potrei anche presentare ai miei elettori le mi vicine di casa lituane che prendono il sole in topless...

 

E perché non presentare le vicine prima del voto? ;-)
F.

 

Ho scritto il mio post su TQV.

Ciao! ;)

 

Credo che il problema degli estremi sia in sintesi lo stesso che sente Robinik. Sui rimedi mi sembra che la strada di indire consultazioni referendarie sia assolutamente calzante con il DNA dimenticato dell'aggregatore di blog e rivitalizzerebbe la partecipazione dei bloggers, che a dispetto delle potenzialità del mezzo è oggi confinata ai soli commenti e forum.
 
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