April 28, 2004
Palestinian Humor
I know, I should not laugh at the death of fellow humans, but this story is absolutely over the top.
In the Gaza strip, two gunmen tried to rob a Hamas suicide terrorist of his explosive belt, but the terrorist detonated it killing all the three of them...
I can only stare at the utter surreality of the event...
Then go here if you want to read some absolutely non-politically correct comments. And thanks to Charles for bringing this story in the lights.
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In the Gaza strip, two gunmen tried to rob a Hamas suicide terrorist of his explosive belt, but the terrorist detonated it killing all the three of them...
I can only stare at the utter surreality of the event...
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April 26, 2004
Ostaggi Italiani 2: La sovranitá non é in vendita
Nuovi preoccupanti sviluppi della situazione degli ostaggi italiani in Iraq: i loro sequestratori chiedono che il popolo italiano manifesti la propria opposizione alla guerra ed al governo:
Nella dichiarazione del gruppo, riportata da Al Arabiya, si afferma: "Noi vi diciamo che daremo prova di buona fede e che li libereremo se voi (italiani, ndr.) mostrerete di simpatizzare con la nostra causa, darete prova di solidarietà con noi e respingerete pubblicamente la politica del vostro primo ministro organizzando nella vostra capitale una grande protesta contro la guerra. Vi diamo cinque giorni, passati i quali li uccideremo senza esitazioni e senza ulteriori avvertimenti".
Sembra che dobbiamo rassegnarci al fatto che la sovranitá non appartiene al popolo, ma ad un gruppo di banditi islamisti, o no? NO
Questi vili assassini vogliono modificare radicalmente a loro vantaggio la politica del mio paese, e non hanno nemmeno il coraggio di venire qui di persona, ma lo fanno dai loro covi fetenti in Iraq, con la complicitá degliorgani di propaganda islamisti televisioni arabe.
Che si fottano. La vita degli ostaggi potrebbe essere a rischio, ma cedere su questo punto significa mettere all'asta la democrazia italiana, dimostrarsi vili ad un livello innominabile. Siamo di fronte ad una dura prova - una di quelle che ho profetizzato di recente - ed é il momento di dimostrarsi decisi ed inflessibili.
Possiamo forse ringraziare per questo il brillante mediatore Abdul Salam Al-Kubeissi, il quale ha insistito sul fatto che in realtá il popolo italiano non appoggia la guerra in Iraq?
Ma temo che qualche italiano deviante sia giá pronto a sottomettersi a queste richieste - non perché abbiano a cuore il destino degli ostaggi, ma per comunanza ideologica:
In testa al corteo, partito nel primo pomeriggio da piazzale Loreto, un grande striscione con la scritta "Contro la guerra imperialista, no alla repressione dei movimenti". Tra i partecipanti molte bandiere irachene e quelle dello Slai Cobas. Davanti a tutti i giovani un camion con musica anche araba, sul quale è scritto "Intifada fino alla vittoria". Su un altro striscione, dell'Unione democratica arabo-palestinese, si legge: "Contro l'imperialismo e il sionismo, con l'intifada e la resistenza irachena".
Purtroppo per ora i soli segnali di fermezza sembrano provenire dalla Lega Nord, una manica di personaggi che mi stanno poco simpatici.
Ci aspettano tempi interessanti... molto, troppo interessanti.
AGGIORNAMENTO: Come si poteva immaginare, le reazioni della sinistra sono del tipo "Non si cede al ricatto, ma ritiriamo le truppe comunque".
Nebuloso Rutelli:
E il leader della Margherita Francesco Rutelli: "Noi, contrari alla guerra, siamo totalmente contrari a qualunque trattativa con rapitori e terroristi. Il governo continui ad operare con serietà e discrezione per la liberazione degli ostaggi".
Cosa vorrebbe dire questa affermazione? In pubblico si usa la fermezza ma si tratta in segreto?
Particolarmente demenziale quella di Cossutta:
"Gli italiani non devono dare alcuna risposta né accettare alcun ricatto da parte dei rapitori dei nostri connazionali - sottolinea Armando Cossutta, presidente del Pdci - E' all'Italia, agli italiani e a tutta l'opinione pubblica internazionale che dobbiamo dire con chiarezza che bisogna cessare l'occupazione straniera in Iraq. Noi lo chiediamo con la mozione che abbiamo presentato in Parlamento".
Queste belle anime non hanno compreso, evidentemente, che ogni cedimento ora verrebbe interpretato come una vittoria dei terroristi - anche se le intenzioni sono diverse. Guardate cosa é successo in Spagna con gli attentati di Madrid: i terroristi hanno ottenuto l'elezione di Zapatero, ma hanno continuato a minacciare e preparare attentati.
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Nella dichiarazione del gruppo, riportata da Al Arabiya, si afferma: "Noi vi diciamo che daremo prova di buona fede e che li libereremo se voi (italiani, ndr.) mostrerete di simpatizzare con la nostra causa, darete prova di solidarietà con noi e respingerete pubblicamente la politica del vostro primo ministro organizzando nella vostra capitale una grande protesta contro la guerra. Vi diamo cinque giorni, passati i quali li uccideremo senza esitazioni e senza ulteriori avvertimenti".
Sembra che dobbiamo rassegnarci al fatto che la sovranitá non appartiene al popolo, ma ad un gruppo di banditi islamisti, o no? NO
Questi vili assassini vogliono modificare radicalmente a loro vantaggio la politica del mio paese, e non hanno nemmeno il coraggio di venire qui di persona, ma lo fanno dai loro covi fetenti in Iraq, con la complicitá degli
Che si fottano. La vita degli ostaggi potrebbe essere a rischio, ma cedere su questo punto significa mettere all'asta la democrazia italiana, dimostrarsi vili ad un livello innominabile. Siamo di fronte ad una dura prova - una di quelle che ho profetizzato di recente - ed é il momento di dimostrarsi decisi ed inflessibili.
Possiamo forse ringraziare per questo il brillante mediatore Abdul Salam Al-Kubeissi, il quale ha insistito sul fatto che in realtá il popolo italiano non appoggia la guerra in Iraq?
Ma temo che qualche italiano deviante sia giá pronto a sottomettersi a queste richieste - non perché abbiano a cuore il destino degli ostaggi, ma per comunanza ideologica:
In testa al corteo, partito nel primo pomeriggio da piazzale Loreto, un grande striscione con la scritta "Contro la guerra imperialista, no alla repressione dei movimenti". Tra i partecipanti molte bandiere irachene e quelle dello Slai Cobas. Davanti a tutti i giovani un camion con musica anche araba, sul quale è scritto "Intifada fino alla vittoria". Su un altro striscione, dell'Unione democratica arabo-palestinese, si legge: "Contro l'imperialismo e il sionismo, con l'intifada e la resistenza irachena".
Purtroppo per ora i soli segnali di fermezza sembrano provenire dalla Lega Nord, una manica di personaggi che mi stanno poco simpatici.
Ci aspettano tempi interessanti... molto, troppo interessanti.
AGGIORNAMENTO: Come si poteva immaginare, le reazioni della sinistra sono del tipo "Non si cede al ricatto, ma ritiriamo le truppe comunque".
Nebuloso Rutelli:
E il leader della Margherita Francesco Rutelli: "Noi, contrari alla guerra, siamo totalmente contrari a qualunque trattativa con rapitori e terroristi. Il governo continui ad operare con serietà e discrezione per la liberazione degli ostaggi".
Cosa vorrebbe dire questa affermazione? In pubblico si usa la fermezza ma si tratta in segreto?
Particolarmente demenziale quella di Cossutta:
"Gli italiani non devono dare alcuna risposta né accettare alcun ricatto da parte dei rapitori dei nostri connazionali - sottolinea Armando Cossutta, presidente del Pdci - E' all'Italia, agli italiani e a tutta l'opinione pubblica internazionale che dobbiamo dire con chiarezza che bisogna cessare l'occupazione straniera in Iraq. Noi lo chiediamo con la mozione che abbiamo presentato in Parlamento".
Queste belle anime non hanno compreso, evidentemente, che ogni cedimento ora verrebbe interpretato come una vittoria dei terroristi - anche se le intenzioni sono diverse. Guardate cosa é successo in Spagna con gli attentati di Madrid: i terroristi hanno ottenuto l'elezione di Zapatero, ma hanno continuato a minacciare e preparare attentati.
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April 21, 2004
Ostaggi Italiani
A quanto pare, le trattative per la liberazione degli ostaggi italiani in Iraq procedono a ritmo serrato (e Berlusconi non perde occasione per farne lustro, si direbbe). Le condizioni iniziali poste dai sequestratori - ritiro immediato delle truppe italiane, scuse ufficiali del nostro governo ai mussulmani, e liberazione dei prigionieri iracheni (anche se a quanto pare l'Italia non detiene alcun prigioniero) - sono chiaramente inaccettabili. Inoltre, é chiaro che i rapitori sono buoni esemplari della funesta fantasia ideologica arabo-islamica Ma se la trattativa procede, é chiaro che l'Italia ha fatto qualche altra proposta. Quali proposte?
Questo articolo di Repubblica fornisce qualche indizio:
[...]De Martino ha incontrato l'imam Abdul Salam al Kubeissi, esponente del Consiglio degli ulema sunniti, il religioso che in questi giorni ha mediato con successo la liberazione di numerosi ostaggi.
Il messaggio - attraverso la rete di tremila moschee sunnite - è partito: "Trattate bene gli ostaggi, e quando li rilascerete parleranno bene di noi, del popolo iracheno. Questo ho fatto sapere in giro - dice Al Kubeissi [...]
Parlare bene del popolo iracheno? Indubbiamente in Iraq ci sono molte buone persone, ma mi sembra molto difficile parlare bene di una "Falange Verde di Maometto" che fa del rapimento ed assassinio il suo strumento principale.
Ma andiamo avanti:
Le possibili strade che la diplomazia e l'intelligence italiana hanno davanti, se vogliono provare a salvare gli ostaggi, sono due. Dare un segno di disponibilità su una delle rivendicazioni avanzate di sequestratori, vale a dire per esempio liberare qualche islamico detenuto in Italia. E dare un altro segno di buona volontà venendo in aiuto della popolazione di Falluja, che è in condizioni disperate. Oltre 600 morti, più di mille feriti, ospedali nel caos, scarsi aiuti.[...]
Cioé, si profila una possibilitá di cedimento alle richieste dei terroristi (anche il rapimento puó essere una forma di terrorismo). Quindi se questa volta viene liberato "qualche" islamico, la prossima volta un altro gruppo di sequestratori potrebbe tentare un altro colpo per ottenere la liberazione di altri terroristi.
E guardate cosa viene detto di Falluja: nessuna menzione del fatto che la cittá si trova sotto assedio perché é uno dei maggiori centri di resistenza anti-americana. No, sembra che un giorno i Marines si siano svegliati con la luna storta ed abbiano deciso di rendere la vita impossibile ai pacifici iracheni. Inoltre, nessuno si cura di specificare se questi morti e feriti sono principalmente combattenti oppure civili.
Insomma, secondo gli imam sunniti, tutto si gioca a Falluja: sequestro di ostaggi, disperazione degli abitanti, carenza di missioni umanitarie. "Quello dei rapimenti - dice al Kubeissi - è un fenomeno nuovo per l'Iraq, che sembra essere legato alla battaglia di Falluja e finirà con la fine dei combattimenti in città"[...]
Ecco, sempre la solita storia: il succo di questa affermazione é "Se noi vi attacchiamo, voi non dovete reagire altrimenti ci farete arrabbiare ancora di piú" ed useremo qualche vile e barbaro sistema per estorcere concessioni, visto che le nostre capacitá militari sul campo sono pressoché ridicole...
Si parla anche di un riscatto:
[...] Contatti e voci di riscatti che, in qualche modo, vengono confernate anche Babara Contini, governatrice di Nassirya: "Per la liberazione degli italiani la via è pagare? Pagano tutti. Lo si fa da secoli e secoli". Una via che Antonella Agliana sposa decisamente: "Se fosse così andrebbe benissimo".[...]
Si, un riscatto sarebbe una vittoria per noi, ed 1/3 di vittoria per i sequestratori: risultato accettabile.
Non é invece accettabile un cedimento sulle condizioni politiche richieste dai terroristi.
Al-Jazira ha deciso di non trasmettere il video dell'esecuzione di Fabrizio Quattrocchi - per rispetto alle famiglie, secondo loro. Ma dalla descrizione del filmato, io mi sono fatto un'idea diversa:
[...]Le braccia sono piegate in avanti, strette ai polsi da quella che sembra una corda. È la postura dell'umiliazione. Che costringe a piegare collo e schiena e che Fabrizio Quattrocchi raddrizza con parole distinte, pronunciate ad alta voce, capaci di bucare il sudario bianco e nero che ne avvolge la testa. "Ti faccio vedere come muore un italiano", dice. Deve intuire la presenza del suo assassino di fronte a sé.
E deve aver deciso di sfidarlo. Racconta Imad El Atrache: "Subito dopo aver pronunciato quelle parole, l'immagine mostra Quattrocchi sollevare entrambi i polsi in direzione del volto. Come se volesse sollevare un lembo della kefia che lo rende cieco...". È un movimento repentino, quasi istintivo, accompagnato da una richiesta di chi ritiene che almeno quest'ultimo gesto gli verrà concesso: "Posso?....". Ed è ora che gli viene data la morte. [...]
Imad El Atrache è come svuotato. Il suo racconto lo ha riprecipitato nell'orrore di una notte che non dimenticherà. Nell'abisso di silenzio in cui, mercoledì sera, è sprofondata la sala di montaggio dove sono corsi gli ultimi 47 secondi di vita di un essere umano. "Non abbiamo avuto nessun dubbio - dice ora - a dirci che no, non potevamo. Perché quelle immagini documentavano qualcosa che Al Jazeera non ha mai volutamente mostrato: l'esecuzione di chi, al di là di ogni considerazione che può essere fatta, è e resta innanzitutto un essere umano... ".
E' proprio questo che non hanno voluto mostrare: un infedele come essere umano, che ha il coraggio di sfidare i suoi assassini. Infatti, la barbarie islamista per funzionare bene deve disumanizzare i suoi nemici, considerarli come carne da macello. Inoltre, un infedele che mostri coraggio davanti ai suoi assassini é pressoché intollerabile.
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Questo articolo di Repubblica fornisce qualche indizio:
[...]De Martino ha incontrato l'imam Abdul Salam al Kubeissi, esponente del Consiglio degli ulema sunniti, il religioso che in questi giorni ha mediato con successo la liberazione di numerosi ostaggi.
Il messaggio - attraverso la rete di tremila moschee sunnite - è partito: "Trattate bene gli ostaggi, e quando li rilascerete parleranno bene di noi, del popolo iracheno. Questo ho fatto sapere in giro - dice Al Kubeissi [...]
Parlare bene del popolo iracheno? Indubbiamente in Iraq ci sono molte buone persone, ma mi sembra molto difficile parlare bene di una "Falange Verde di Maometto" che fa del rapimento ed assassinio il suo strumento principale.
Ma andiamo avanti:
Le possibili strade che la diplomazia e l'intelligence italiana hanno davanti, se vogliono provare a salvare gli ostaggi, sono due. Dare un segno di disponibilità su una delle rivendicazioni avanzate di sequestratori, vale a dire per esempio liberare qualche islamico detenuto in Italia. E dare un altro segno di buona volontà venendo in aiuto della popolazione di Falluja, che è in condizioni disperate. Oltre 600 morti, più di mille feriti, ospedali nel caos, scarsi aiuti.[...]
Cioé, si profila una possibilitá di cedimento alle richieste dei terroristi (anche il rapimento puó essere una forma di terrorismo). Quindi se questa volta viene liberato "qualche" islamico, la prossima volta un altro gruppo di sequestratori potrebbe tentare un altro colpo per ottenere la liberazione di altri terroristi.
E guardate cosa viene detto di Falluja: nessuna menzione del fatto che la cittá si trova sotto assedio perché é uno dei maggiori centri di resistenza anti-americana. No, sembra che un giorno i Marines si siano svegliati con la luna storta ed abbiano deciso di rendere la vita impossibile ai pacifici iracheni. Inoltre, nessuno si cura di specificare se questi morti e feriti sono principalmente combattenti oppure civili.
Insomma, secondo gli imam sunniti, tutto si gioca a Falluja: sequestro di ostaggi, disperazione degli abitanti, carenza di missioni umanitarie. "Quello dei rapimenti - dice al Kubeissi - è un fenomeno nuovo per l'Iraq, che sembra essere legato alla battaglia di Falluja e finirà con la fine dei combattimenti in città"[...]
Ecco, sempre la solita storia: il succo di questa affermazione é "Se noi vi attacchiamo, voi non dovete reagire altrimenti ci farete arrabbiare ancora di piú" ed useremo qualche vile e barbaro sistema per estorcere concessioni, visto che le nostre capacitá militari sul campo sono pressoché ridicole...
Si parla anche di un riscatto:
[...] Contatti e voci di riscatti che, in qualche modo, vengono confernate anche Babara Contini, governatrice di Nassirya: "Per la liberazione degli italiani la via è pagare? Pagano tutti. Lo si fa da secoli e secoli". Una via che Antonella Agliana sposa decisamente: "Se fosse così andrebbe benissimo".[...]
Si, un riscatto sarebbe una vittoria per noi, ed 1/3 di vittoria per i sequestratori: risultato accettabile.
Non é invece accettabile un cedimento sulle condizioni politiche richieste dai terroristi.
Al-Jazira ha deciso di non trasmettere il video dell'esecuzione di Fabrizio Quattrocchi - per rispetto alle famiglie, secondo loro. Ma dalla descrizione del filmato, io mi sono fatto un'idea diversa:
[...]Le braccia sono piegate in avanti, strette ai polsi da quella che sembra una corda. È la postura dell'umiliazione. Che costringe a piegare collo e schiena e che Fabrizio Quattrocchi raddrizza con parole distinte, pronunciate ad alta voce, capaci di bucare il sudario bianco e nero che ne avvolge la testa. "Ti faccio vedere come muore un italiano", dice. Deve intuire la presenza del suo assassino di fronte a sé.
E deve aver deciso di sfidarlo. Racconta Imad El Atrache: "Subito dopo aver pronunciato quelle parole, l'immagine mostra Quattrocchi sollevare entrambi i polsi in direzione del volto. Come se volesse sollevare un lembo della kefia che lo rende cieco...". È un movimento repentino, quasi istintivo, accompagnato da una richiesta di chi ritiene che almeno quest'ultimo gesto gli verrà concesso: "Posso?....". Ed è ora che gli viene data la morte. [...]
Imad El Atrache è come svuotato. Il suo racconto lo ha riprecipitato nell'orrore di una notte che non dimenticherà. Nell'abisso di silenzio in cui, mercoledì sera, è sprofondata la sala di montaggio dove sono corsi gli ultimi 47 secondi di vita di un essere umano. "Non abbiamo avuto nessun dubbio - dice ora - a dirci che no, non potevamo. Perché quelle immagini documentavano qualcosa che Al Jazeera non ha mai volutamente mostrato: l'esecuzione di chi, al di là di ogni considerazione che può essere fatta, è e resta innanzitutto un essere umano... ".
E' proprio questo che non hanno voluto mostrare: un infedele come essere umano, che ha il coraggio di sfidare i suoi assassini. Infatti, la barbarie islamista per funzionare bene deve disumanizzare i suoi nemici, considerarli come carne da macello. Inoltre, un infedele che mostri coraggio davanti ai suoi assassini é pressoché intollerabile.
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April 19, 2004
The Kill Ratio
Military science is not a new discipline: in China, some 3000 years ago, Sun Tzu (or Zu, or Tzi...) wrote a book about it. Later on, Greek and Roman scholars did the same job. Machiavelli wrote "The Art of War", and finally Clausewitz, more or less 150 years ago, in his "On War" set the standard for the modern war.
One of the fundamental concepts is the "Kill Ratio": how many of them die for each one of us? How many are injured? How many tanks, or APCs, or planes do they lose for each one of us?
It's obviuos that the side with the most favourable kill ratio will win, if they will keep on fighting long enough, because the other side will become an uneffective combat force, or will be exterminated.
Does it sound cyinic? Well, nothing in war is nice, neither fair. And the most important thing about a war is to win it, and completely defeat the enemy so that they will not rise again.
Interdiction (the destruction of production facilities, deposits and supply lines) has a very high kill ratio, and moreover destroys equipment before it is fielded.
Guerrilla and terrorist war are less sensible to interdiction, because those are the combat doctrines of parties with poor logistics. In this case, a regular army must rely on the killing ratio in the field. And let's be clear on this point: although guerrillas are sanctified by some people (mainly Leftists) and considered almost invincible, a disciplined, trained, organized regular army, with a superior intelligence, communication, command and control structure will give hell to any guerrilla.
Because only a regular army can have the best and most modern weapons, and, even more important, can take full benefit from them: if a patrol comes under fire from ambushing militians, first they can fire back, being able to see better with night vision goggles and IR imagery. Second, they probably will have some awesome weapon (like this nasty toy), and they can use their field radios to call for reinforcements, which will come in APCs and will probably be equipped with more medium and heavy weapons (not to mention taks). Third, they can call for artillery fire (155 mm shells are not pebbles) and even aerial support, which can come in any form, from a ligthly armed recon chopper, to a fully loaded F/A-18 Hornet, or a dreadful AC-130 Spectre... I've even heard that bombers like B-1s can be used for those missions. Am I talking about US military? Of course; they're the most formidable battle machine in the world, and in the history. And when shells are incoming, or a Spectre is looming overhead, the guerrillas who don't want to die fighting can only cower and hope, or flee.
What we can usually read on newspapers, and hear on TV, is news like "Five US Soldiers die in Iraq", with little if any description of the circumstances. This gives a wrong idea of the actual kill ratio, and it seems that soldiers are dying without accomplishing anything. But, more accurate reports would give a different idea:
HUSAYBAH, Iraq— Lance Corp. Dustin Myshrall knew things were going to be bad from the moment he responded to the call for help from his fellow Marines. [...] In some of the fiercest fighting in recent weeks, five Marines were killed and dozens of Iraqi insurgents slain in a day-long battle Saturday. Marines beat back an offensive reportedly by hundreds of Iraqis from another area who had slipped into this city just 300 yards east of the Syrian border. [...] At least nine Marines were wounded and more than 20 Iraqi fighters were captured in a 14-hour battle that began around 8 a.m. (11 p.m. Friday St. Louis time) The Iraqi prisoners were taken to the Marines' main base, Camp Al Qaim, 22 miles east of here, for questioning.
The kill ratio is definitely favourable to the Coalition. Now, the victory is at hand if we have the will to win.
Update 21-04-04: with a quick calculation, it emerges that the kill ratio in Iraq is at least 10:1 in favour of the Coalition.
No, probably B-1s are not used for air support missions. But helicopter pilots, I've been told by ex-US Navy personnel, can be very creative: sometimes they carry onboard hand grenades and mortar rounds to drop on the enemy...
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One of the fundamental concepts is the "Kill Ratio": how many of them die for each one of us? How many are injured? How many tanks, or APCs, or planes do they lose for each one of us?
It's obviuos that the side with the most favourable kill ratio will win, if they will keep on fighting long enough, because the other side will become an uneffective combat force, or will be exterminated.
Does it sound cyinic? Well, nothing in war is nice, neither fair. And the most important thing about a war is to win it, and completely defeat the enemy so that they will not rise again.
Interdiction (the destruction of production facilities, deposits and supply lines) has a very high kill ratio, and moreover destroys equipment before it is fielded.
Guerrilla and terrorist war are less sensible to interdiction, because those are the combat doctrines of parties with poor logistics. In this case, a regular army must rely on the killing ratio in the field. And let's be clear on this point: although guerrillas are sanctified by some people (mainly Leftists) and considered almost invincible, a disciplined, trained, organized regular army, with a superior intelligence, communication, command and control structure will give hell to any guerrilla.
Because only a regular army can have the best and most modern weapons, and, even more important, can take full benefit from them: if a patrol comes under fire from ambushing militians, first they can fire back, being able to see better with night vision goggles and IR imagery. Second, they probably will have some awesome weapon (like this nasty toy), and they can use their field radios to call for reinforcements, which will come in APCs and will probably be equipped with more medium and heavy weapons (not to mention taks). Third, they can call for artillery fire (155 mm shells are not pebbles) and even aerial support, which can come in any form, from a ligthly armed recon chopper, to a fully loaded F/A-18 Hornet, or a dreadful AC-130 Spectre... I've even heard that bombers like B-1s can be used for those missions. Am I talking about US military? Of course; they're the most formidable battle machine in the world, and in the history. And when shells are incoming, or a Spectre is looming overhead, the guerrillas who don't want to die fighting can only cower and hope, or flee.
What we can usually read on newspapers, and hear on TV, is news like "Five US Soldiers die in Iraq", with little if any description of the circumstances. This gives a wrong idea of the actual kill ratio, and it seems that soldiers are dying without accomplishing anything. But, more accurate reports would give a different idea:
HUSAYBAH, Iraq— Lance Corp. Dustin Myshrall knew things were going to be bad from the moment he responded to the call for help from his fellow Marines. [...] In some of the fiercest fighting in recent weeks, five Marines were killed and dozens of Iraqi insurgents slain in a day-long battle Saturday. Marines beat back an offensive reportedly by hundreds of Iraqis from another area who had slipped into this city just 300 yards east of the Syrian border. [...] At least nine Marines were wounded and more than 20 Iraqi fighters were captured in a 14-hour battle that began around 8 a.m. (11 p.m. Friday St. Louis time) The Iraqi prisoners were taken to the Marines' main base, Camp Al Qaim, 22 miles east of here, for questioning.
The kill ratio is definitely favourable to the Coalition. Now, the victory is at hand if we have the will to win.
Update 21-04-04: with a quick calculation, it emerges that the kill ratio in Iraq is at least 10:1 in favour of the Coalition.
No, probably B-1s are not used for air support missions. But helicopter pilots, I've been told by ex-US Navy personnel, can be very creative: sometimes they carry onboard hand grenades and mortar rounds to drop on the enemy...
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April 15, 2004
Divagazioni Culinarie
Sono in Italia per le vacanze dal 6 Aprile, ed ho avuto tempo di rimpinzarmi di ottimi cibi italiani, sia fatti in casa che al ristorante (ma un ristorante a gestione familiare), e posso confermare che la cucina italiana è sicuramente una delle migliori al mondo. Tuttavia, non mi sento di dire che sia la migliore in assoluto: è un giudizio molto soggettivo, ed ho assaggiato piatti ottimi provenienti da altre regioni del mondo – in particolare dall’Oriente.
Comunque, il migliore piatto di carne che possa immaginare è la Bistecca Fiorentina. Il solo pensiero di quella enorme bistecca, ancora rossa all’interno ma tenerissima e saporita, mi provoca piacere incontrollabile e nostalgia.
Quanto alla pasta e simili, una pasta all’italiana con un ricco sugo è sicuramente ottima… ma pure un buon curry indiano con riso pilau è molto interessante (ok, il curry con riso sarebbe un piatto unico, lo so). Insomma, ci sono ottimi cibi da tutto il mondo, ed io ho la mente aperta in questo senso: generalmente, non giudico prima di avere assaggiato.
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Comunque, il migliore piatto di carne che possa immaginare è la Bistecca Fiorentina. Il solo pensiero di quella enorme bistecca, ancora rossa all’interno ma tenerissima e saporita, mi provoca piacere incontrollabile e nostalgia.
Quanto alla pasta e simili, una pasta all’italiana con un ricco sugo è sicuramente ottima… ma pure un buon curry indiano con riso pilau è molto interessante (ok, il curry con riso sarebbe un piatto unico, lo so). Insomma, ci sono ottimi cibi da tutto il mondo, ed io ho la mente aperta in questo senso: generalmente, non giudico prima di avere assaggiato.
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Environmental Utopy
There is one truism people must recognize regarding power generation and human activities in general: there is no zero-impact activity.
Human impact on the surrounding environment started well before the Industrial Revolution. In fact, it started with the invention of agriculture, some 10 000 years ago. When, by the way, there were no Western White Men and Zionist Agents around.
Before that time, humans could only survive through hunting and gathering (and probably scavenging): their population was limited by the naturally available resources.
Then, humans started cultivating foodstocks and breeding cattle, and thus they became able to produce more food, sustain more population that in turn needed more food. Humans started to change landscape to fit their own needs, and things went downhill from that moment.
Now, there are environmentalists asking for something ill-defined, but I can figure it out: it’s zero-impact power generation. Sorry guys, it does not exist.
Even renewable power sources have environmental impact: hydro power needs dams and lakes and other structures; geothermal needs lots of above-ground pipelines (visit Larderello in Italy to get an idea of the matter) and releases stinking substances. Wind turbines are highly visible (According to Materials World, 12(1), 2004, they can even interfere with military and civil air traffic control radars), quite noisy, and tend to kill a real lot of birds. Biomass combustion needs structures similar to those of coal-fired power stations and prduces ashes and fumes. Solar cells are energy-intensive to produce, use a lot of surface… and they will adsorb light that otherwise would heat the ground: this may cause local climate changes. And so on.
What we need to solve the problem of power generation is not whining, neither ideological preference for one source or the other. We need serious, open-minded risk assessment and cost/benefit evaluation for all the available sources and systems, and after that we can decide which is the best one for any given area and situation. In any case there is a price to pay, so we must figure out a way to pay the smallest price for the biggest gain.
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Human impact on the surrounding environment started well before the Industrial Revolution. In fact, it started with the invention of agriculture, some 10 000 years ago. When, by the way, there were no Western White Men and Zionist Agents around.
Before that time, humans could only survive through hunting and gathering (and probably scavenging): their population was limited by the naturally available resources.
Then, humans started cultivating foodstocks and breeding cattle, and thus they became able to produce more food, sustain more population that in turn needed more food. Humans started to change landscape to fit their own needs, and things went downhill from that moment.
Now, there are environmentalists asking for something ill-defined, but I can figure it out: it’s zero-impact power generation. Sorry guys, it does not exist.
Even renewable power sources have environmental impact: hydro power needs dams and lakes and other structures; geothermal needs lots of above-ground pipelines (visit Larderello in Italy to get an idea of the matter) and releases stinking substances. Wind turbines are highly visible (According to Materials World, 12(1), 2004, they can even interfere with military and civil air traffic control radars), quite noisy, and tend to kill a real lot of birds. Biomass combustion needs structures similar to those of coal-fired power stations and prduces ashes and fumes. Solar cells are energy-intensive to produce, use a lot of surface… and they will adsorb light that otherwise would heat the ground: this may cause local climate changes. And so on.
What we need to solve the problem of power generation is not whining, neither ideological preference for one source or the other. We need serious, open-minded risk assessment and cost/benefit evaluation for all the available sources and systems, and after that we can decide which is the best one for any given area and situation. In any case there is a price to pay, so we must figure out a way to pay the smallest price for the biggest gain.
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April 11, 2004
Battlefield Mind
Since my “State of the World” post, some significant things occurred on the front of the war against radical Islam: Islamic terrorists bombed commuter trains in Madrid, causing almost 200 deaths and hundreds of wounded. Sheikh Yassin, the mastermind of Palestinian terrorist organization Hamas, was killed by an Israeli airstrike. The situation in Iraq became suddenly worse, with the uprising of Shiite militias (probably piloted by Iran), and fights also in Sunni areas. Coalition forces are regaining control of the whole country, but it’s not the easiest of tasks. Islamic terrorist plots have been foiled in London, with the arrest of several people and the seizure of a great amount of explosive material.
The War on Radical Islam is thus being waged by military forces in Iraq, Afghanistan (and other places like the Philippines), and by law enforcement bodies in all the Western world – even the Saudis are doing something quite serious about it.
But the main battlefield is elsewhere: in our minds and hearths.
The Islamic extremists, in fact, have shown a total dedication to their cause and a steel determination: they are eager (not just ready) to die to kill infidels. They probably won’t surrender, and the only available option is to kill them all.
But will we have the same determination and resolve?
I do not mean that our soldiers should become as ruthless and savage as them: the response must be with carefully calibrated force, to destroy the enemy but not to harm the innocents – as much as it’s possible. Ferocious in battle but magnanimous in victory.
But will we stand fast, sad but still focused, when our cities will be devastated by more attacks, when our loved ones will die or get injured, when our soldiers will go to the war and never return, and when they will kill innocents in the unavoidable collateral damage? Will we keep our resolve in front of hard trials, determined not to surrend neither to lash out in blind fury?
We have the military power to win, even without recurring to the dreaded nuclear weapons (the nuclear option is so extreme that no sane man in considering it, except as a last resort).
But the will to win is an altogether different matter: it needs a moral foundation. We need to know that there is something good worth fighting and toiling for. The evil of war now (I never thought that war was nice) will avoid a bigger and worse evil in the future.
In these conditions, it’s too damn easy to become radical in another sense – maybe Christian.
But the what is worth fighting for is not another religion. It must be the free, democratic and liberal society, where people can worship any God or none at all. Where thoughts, ideas and information can flow freely, and where men and women can decide individually the course of their lives.
We don’t need so many soldiers in the field (technological evolution more or less put an end to the era of million-men armies, human waves and carpet bombing), but the soldiers need support. The whole society needs a sturdy foundation, otherwise it would crumble to rubble, and our armies and weapons will be useless.
The ideologues in the enemy field know this (they may use skewed logic and irrational reasoning, but they are not stupid) and they are betting that our resolve will fail.
Let’s make them lose the game. Let’s make them realize in horror that the civilization they thought coward, empty of values and resolve, still has spine and soul.
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The War on Radical Islam is thus being waged by military forces in Iraq, Afghanistan (and other places like the Philippines), and by law enforcement bodies in all the Western world – even the Saudis are doing something quite serious about it.
But the main battlefield is elsewhere: in our minds and hearths.
The Islamic extremists, in fact, have shown a total dedication to their cause and a steel determination: they are eager (not just ready) to die to kill infidels. They probably won’t surrender, and the only available option is to kill them all.
But will we have the same determination and resolve?
I do not mean that our soldiers should become as ruthless and savage as them: the response must be with carefully calibrated force, to destroy the enemy but not to harm the innocents – as much as it’s possible. Ferocious in battle but magnanimous in victory.
But will we stand fast, sad but still focused, when our cities will be devastated by more attacks, when our loved ones will die or get injured, when our soldiers will go to the war and never return, and when they will kill innocents in the unavoidable collateral damage? Will we keep our resolve in front of hard trials, determined not to surrend neither to lash out in blind fury?
We have the military power to win, even without recurring to the dreaded nuclear weapons (the nuclear option is so extreme that no sane man in considering it, except as a last resort).
But the will to win is an altogether different matter: it needs a moral foundation. We need to know that there is something good worth fighting and toiling for. The evil of war now (I never thought that war was nice) will avoid a bigger and worse evil in the future.
In these conditions, it’s too damn easy to become radical in another sense – maybe Christian.
But the what is worth fighting for is not another religion. It must be the free, democratic and liberal society, where people can worship any God or none at all. Where thoughts, ideas and information can flow freely, and where men and women can decide individually the course of their lives.
We don’t need so many soldiers in the field (technological evolution more or less put an end to the era of million-men armies, human waves and carpet bombing), but the soldiers need support. The whole society needs a sturdy foundation, otherwise it would crumble to rubble, and our armies and weapons will be useless.
The ideologues in the enemy field know this (they may use skewed logic and irrational reasoning, but they are not stupid) and they are betting that our resolve will fail.
Let’s make them lose the game. Let’s make them realize in horror that the civilization they thought coward, empty of values and resolve, still has spine and soul.
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April 04, 2004
Mondo difficile
Il mio lavoro mi impegna non poche ore al giorno, ed alla fine di queste ore in genere non ho l'energia mentale per scrivere un articolo coerente.
Inoltre, accade sempre qualcosa: vorrei parlare di scienza e tecnologia, ma mentre io penso alle energie alternative, nel resto del mondo ci sono terroristi che mettono bombe sui treni dei pendolari ed arabi che fanno sfoggio di un non invidiabile lato della loro cultura con il barbaro assassinio e spregio di cadaveri.
E d'altra parte mi tocca sentire i discorsi dei pacifisti/no-global/comunisti (Anche se questo nuovo movimento ideologico e' meglio descritto dal termine di Tranzismo) che ripetono continuamente, insistenti come l'ultimo successo pop alla radio, che é tutta colpa dell'Uomo Bianco, piú precisamente, Ebrei ed Americani in testa, se tutti gli altri ci odiano. Siamo stati noi ad opprimere, sfruttare eccetera, e quindi ora giustamente ci meritiamo il terrorismo, e quattro guardie private americane si meritano di essere uccise, bruciate e mutilate in Iraq.
Mi dicono che l'Islam e' assolutamente pacifico, e che in fondo il Cristianesimo non é stato meglio (il Giudaismo, invece, é stato sicuramente peggio) e quindi io non ho il diritto di criticare nessuno.
Ma io non ho mai oppresso nessuno in Medio Oriente... di certo non in modo volontario. Non so cosa facessero i miei antenati ai tempi del Colonialismo, ma ho motivi di ritenere che fossero popolani.
Sono un italiano piuttosto scuro di pelle e capelli (per i nordici sono sostanzialmente un arabo, direi).
Sono agnostico, e mi interesso ben poco della religione. Quindi perché appena muovo critiche all'Islam integralista vengo trattato come uno schiavista fanatico cristiano? Perché se dico che quegli iracheni che commettono atrocitá sono dei barbari, mi viene contestato il fatto che parecchi neri sono stati linciati dai bianchi? Io non ho mai linciato nessuno, e faccio del mio meglio per non essere razzista (c'e' sempre qualche pregiudizio).
Perche, soprattutto, tante masturbazioni mentali, sensi di colpa (per colpe passate e financo inesistenti), tanto buonismo, correttezza politica ed ipocrisia? Si, ipocrisia, perché gli Uomini Bianchi e gli Ebrei sono bersagli consentiti... anzi doverosi.
Io non credo di essere perfetto. Potrei sbagliarmi totalmente (ne dubito), ma almeno prendo una posizione: c'é il bene e c'é il male. Ci sono atti che sono vili, barbari e malvagi, e gli uomini buoni non possono fare altro che condannarli, ed agire concretamente contro i malvagi che li hanno commessi, o che vogliono commettere altri atti del genere. Soltanto cominciare a fornire giustificazioni significa avere dichiarato la resa morale.
Putroppo, ci sono sempre sfumature: a volte non la scelta non é fra bene e male, ma fra male maggiore e male minore. Bisogna scendere a compromessi, accontentarsi di obbiettivi temporanei. Sembra difficile? Certo che lo é!
Ma, ad un livello piú basso, voglio prima di tutto difendere la mia libertá: voglio essere libero di mangiare maiale e bere alcolici, radermi se ne ho voglia, guardare foto porno. Non voglio vedere le donne intorno a me ridotte a spettri chiusi in un burqa, alle quali non posso nemmeno parlare. Sono stato ad un incontro organizzato dagli studenti islamici per discutere del velo (hijab), e quello che ho sentito mi ha raggelato: questa ragazza, una mussulmana "moderata" ha confermato tutti i miei sospetti. Il velo é un importante simbolo di islamicitá, e le brave donne mussulmane devono essere velate e modeste, parlare con gli uomini il minimo indispensabile... ed allora il mondo diventerá perfetto, scomparirá lo stupro e le donne verrano considerate per la loro intelligenza e non per l'aspetto fisico. Soltanto, dove questo esperimento é stato tentato, é fallito miseramente, ed in quei luoghi le donne sono oppresse e discriminate molto di piú che nel nostro "corrotto" Occidente.
E' un mondo difficle, dove é facile smarrire la retta via. Ci vuole una buona bussola morale per orientarsi.
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Inoltre, accade sempre qualcosa: vorrei parlare di scienza e tecnologia, ma mentre io penso alle energie alternative, nel resto del mondo ci sono terroristi che mettono bombe sui treni dei pendolari ed arabi che fanno sfoggio di un non invidiabile lato della loro cultura con il barbaro assassinio e spregio di cadaveri.
E d'altra parte mi tocca sentire i discorsi dei pacifisti/no-global/comunisti (Anche se questo nuovo movimento ideologico e' meglio descritto dal termine di Tranzismo) che ripetono continuamente, insistenti come l'ultimo successo pop alla radio, che é tutta colpa dell'Uomo Bianco, piú precisamente, Ebrei ed Americani in testa, se tutti gli altri ci odiano. Siamo stati noi ad opprimere, sfruttare eccetera, e quindi ora giustamente ci meritiamo il terrorismo, e quattro guardie private americane si meritano di essere uccise, bruciate e mutilate in Iraq.
Mi dicono che l'Islam e' assolutamente pacifico, e che in fondo il Cristianesimo non é stato meglio (il Giudaismo, invece, é stato sicuramente peggio) e quindi io non ho il diritto di criticare nessuno.
Ma io non ho mai oppresso nessuno in Medio Oriente... di certo non in modo volontario. Non so cosa facessero i miei antenati ai tempi del Colonialismo, ma ho motivi di ritenere che fossero popolani.
Sono un italiano piuttosto scuro di pelle e capelli (per i nordici sono sostanzialmente un arabo, direi).
Sono agnostico, e mi interesso ben poco della religione. Quindi perché appena muovo critiche all'Islam integralista vengo trattato come uno schiavista fanatico cristiano? Perché se dico che quegli iracheni che commettono atrocitá sono dei barbari, mi viene contestato il fatto che parecchi neri sono stati linciati dai bianchi? Io non ho mai linciato nessuno, e faccio del mio meglio per non essere razzista (c'e' sempre qualche pregiudizio).
Perche, soprattutto, tante masturbazioni mentali, sensi di colpa (per colpe passate e financo inesistenti), tanto buonismo, correttezza politica ed ipocrisia? Si, ipocrisia, perché gli Uomini Bianchi e gli Ebrei sono bersagli consentiti... anzi doverosi.
Io non credo di essere perfetto. Potrei sbagliarmi totalmente (ne dubito), ma almeno prendo una posizione: c'é il bene e c'é il male. Ci sono atti che sono vili, barbari e malvagi, e gli uomini buoni non possono fare altro che condannarli, ed agire concretamente contro i malvagi che li hanno commessi, o che vogliono commettere altri atti del genere. Soltanto cominciare a fornire giustificazioni significa avere dichiarato la resa morale.
Putroppo, ci sono sempre sfumature: a volte non la scelta non é fra bene e male, ma fra male maggiore e male minore. Bisogna scendere a compromessi, accontentarsi di obbiettivi temporanei. Sembra difficile? Certo che lo é!
Ma, ad un livello piú basso, voglio prima di tutto difendere la mia libertá: voglio essere libero di mangiare maiale e bere alcolici, radermi se ne ho voglia, guardare foto porno. Non voglio vedere le donne intorno a me ridotte a spettri chiusi in un burqa, alle quali non posso nemmeno parlare. Sono stato ad un incontro organizzato dagli studenti islamici per discutere del velo (hijab), e quello che ho sentito mi ha raggelato: questa ragazza, una mussulmana "moderata" ha confermato tutti i miei sospetti. Il velo é un importante simbolo di islamicitá, e le brave donne mussulmane devono essere velate e modeste, parlare con gli uomini il minimo indispensabile... ed allora il mondo diventerá perfetto, scomparirá lo stupro e le donne verrano considerate per la loro intelligenza e non per l'aspetto fisico. Soltanto, dove questo esperimento é stato tentato, é fallito miseramente, ed in quei luoghi le donne sono oppresse e discriminate molto di piú che nel nostro "corrotto" Occidente.
E' un mondo difficle, dove é facile smarrire la retta via. Ci vuole una buona bussola morale per orientarsi.
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